Fotovoltaico: Con il nuovo conto energia sale la tensione fra rinnovabili



Conto alla rovescia per il quarto Conto energia che proprio mentre andiamo in stampa, potrebbe vedere la luce. Con il mese di aprile si chiude infatti il tempo utile per approvare il decreto sui nuovi incentivi al fotovoltaico che entreranno in vigore dal 1° giugno prossimo. Un decreto che ha scatenato immediatamente forti polemiche tra gli addetti ai lavori, preoccupati dagli effetti devastanti che il taglio degli incentivi previsto potrà avere sul settore rinnovabili.
E tutto questo proprio mentre il Governo scrive, temporaneamente, la parola fine alla realizzazione di nuove centrali nucleari nel nostro Paese, un ulteriore conferma dell’importanza delle fonti energetiche alternative.
Dalla prima bozza del decreto emergerebbero alcuni punti fondamentali: in primo luogo il taglio degli incentivi sarebbe graduale, rallentato nel 2011 (vedi tabella 1), e abbastanza modesto per i piccoli impianti (entro i 200kW) fino al 2013, più significativo per i grandi impianti. Dopo tale data, e fino al 2016, si passerebbe ad un modello “tedesco” che prevede tagli ulteriori agli incentivi, rispetto a quelli preventivati, a seguito della maggiore spesa raggiunta.






In secondo luogo il 4° Conto energia assegnerebbe maggiori incentivi alle centrali solari costruite in zone degradate e discariche oltre ad incentivi speciali per gli impianti integrati con caratteristiche innovative e a concentrazione (tabb. 2 e 3).
Per i piccoli impianti è stato poi eliminato il tetto, sia per la potenza che per la spesa, sino alla fine del 2012,mentre per gli impianti a terra il superamento del limite dei 200 kW, anche in più impianti frazionati nella stessa area, fa scattare il sistema incentivante per le potenze maggiori, confermando quindi quanto previsto dal cosiddetto “decreto rinnovabili” (Dlgs. n. 28/2011), soprattutto in tema di freno alle speculazioni da parte di grandi investitori.
Dal 2013 le tariffe per tutte le tipologie di impianti (solari e fotovoltaici, integrati, parzialmente integrati, a terra, a concentrazione) assumeranno valore omnicomprensivo sull’energia immessa nel sistema elettrico e sulla quota di energia autoconsumata verrà attribuita una tariffa premio.
La bozza del 4° Conto energia prevede inoltre l’innalzamento della potenza incentivabile al 2016 da 8.000 MW a 23.000 MW corrispondente ad un costo cumulato annuo degli incentivi intorno ai 6-7 miliardi di euro.
«Un valore davvero eccessivo per il solo fotovoltaico, soprattutto se non saranno disponibili altrettante risorse anche per le altre fonti bioenergetiche ». A sottolinearlo è Sofia Mannelli di Chimica Verde Bionet, convinta sostenitrice delle agroenergie, biomasse e biogas in testa. «Il Piano d’azione nazionale (Pan) prevedeva per il fotovoltaico di raggiungere gli 8.000 MW nel 2020 che equivalgono a 9.650 GWh; passando a 23.000MW avremo 27.700 GWh ai quali saranno assegnati 6-7 miliardi di euro. Per le biomasse il Pan prevedeva al 2020, 3.820 MW equivalenti a 28.650 GWh (considerando che gli impianti a biomasse lavorano in media 7.500 ore), un valore quest’ultimo che supera addirittura quello del fotovoltaico e al quale quindi andrebbe assegnato un valore degli incentivi uguale, se non maggiore. Il rischio è una guerra tra fonti rinnovabili cosa che assolutamente dobbiamo evitare per non cadere nel “divide et impera”, perché se tutte, o quasi, le risorse disponibili andranno al fotovoltaico, cosa rimarrà per ristrutturare le reti, per i biocombustibili, per il termico? » sottolinea Mannelli.
«Un’altra criticità del decreto – prosegue Mannelli – è il Registro preventivo per i grandi impianti, che sarà gestito dal Gse, ma per accedervi sarà necessaria una certificazione preventiva da parte del gestore della rete, cioè molto spesso Enel o altro soggetto anch’esso potenziale produttore di energia da FV, e questo crea un conflitto di interessi; ritengo invece che dovrebbe essere il Gse a certificare tali impianti».




STOP ALLE SERRE SENZA COLTURE
Dal punto di vista del mondo agricolo il decreto ha un grande pregio, quello di cercare di bloccare le speculazioni in tema di serre, sempre secondo Mannelli: «stiamo assistendo ad un proliferare di situazioni che poco hanno a che fare con l’agricoltura; spesso, infatti, le serre fotovoltaiche restano senza colture e continuano a percepire incentivi non dovuti. Si tratta indubbiamente di speculazioni e il decreto cerca di fermarle prevedendo che queste serre non siano più equiparate a edifici e che ricevano un incentivo pari alla media matematica tra l’incentivo dell’impianto a terra e quello su edifici. Infine dal 2013 anche il fotovoltaico perderà il “feed in premium” (incentivo con una quota fissa e una variabile) e diventerà solo “feed in tariff” (tariffa omnicomprensiva) così come avviene già per le biomasse, quindi verrà a mancare la possibilità della vendita dell’energia separata, un’opportunità questa che consentiva di diminuire le perdite dovute all’inflazione.
Questo - conclude Mannelli - mi preoccupa molto perchè avevo sperato che, nel nuovo sistema dopo il 2012, le stesse bioenergie sarebbero passate ad un meccanismo “feed in premium”, mentre se il ministero dello Sviluppo economico va in tal senso, questo non succederà con un potenziale danno per chi le materie prime le deve produrre».




POCA TUTELA PER GLI INVESTIMENTI GIÀ AVVIATI
C’è un elemento però su cui sono tutti d’accordo nel bocciare il decreto: gli investimenti già avviati non sono tutelati.
E proprio su questo punto si è fatto sentire da Bruxelles il commissario europeo all’Energia, Günther Öttinger, che ha richiamato il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, a «creare quanto prima un quadro interno d’incentivazione chiaro, stabile e prevedibile per garantire lo sviluppo delle rinnovabili, senza correre il rischio che i necessari investimenti privati siano rimandati e diventino più costosi, ostacolando così il raggiungimento dell’obiettivo del 17% dei consumi finali lordi di energia da fonti rinnovabili entro l’armo 2020» previsto per l’Italia. Öttinger sottolinea poi, nella sua missiva a Romani, che le «modifiche alla disciplina degli incentivi per le rinnovabili, che compromettono direttamente o indirettamente investimenti in corso, sollevano serie preoccupazioni tra gli investitori, sia nazionali che internazionali » problema che riguarda non solo l’Italia, ma anche altri Stati membri impegnati anch’essi a modificare, riducendolo, il sistema incentivante.
Una lettera che il sottosegretario allo Sviluppo economico, Stefano Saglia, definisce «infondata e ingiusta», perché «parla a un Paese dove la crescita delle rinnovabili è stata esponenziale, mentre in altri Stati sono successe cose ben peggiori: la Spagna, che era l’eldorado delle rinnovabili, ha tranciato gli incentivi e la Francia non arriverà a 1.000 MW».
E allora «bisogna fare presto » ammonisce Valerio Natalizia, presidente di Anie/Gifi (Gruppo imprese fotovoltaiche italiane di Confindustria Anie): «Il possibile slittamento del decreto al mese di maggio danneggerebbe ulteriormente un’industria già in difficoltà». Natalizia, che esprime apprezzamento per l’innalzamento della potenza incentivabile al 2016 da 8.000MWa 23.000MW, sottolinea poi gli «evidenti e ben documentati vantaggi del fotovoltaico per tutto il sistema economico-produttivo nazionale, per i consumatori di energia e per le finanze dello Stato.
L’Italia - aggiunge - ha deciso di puntare su questa fonte energetica per il prossimo futuro.
L’impatto positivo del settore fotovoltaico non riguarda solo lo sviluppo dell’industria italiana, che ad oggi tra lavoratori diretti ed indiretti supera le 120.000 unità, ma anche le entrate fiscali per lo Stato, l’impatto positivo sul prezzo dell’energia sul mercato elettrico e, non ultimo, il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto».
L’ultimo atto della vicenda è, per ora, il passaggio del decreto il 28 aprile alla Conferenza Stato-Regioni, dopo che la scorsa settimana Regioni, Anci e Upi (rappresentanti di Province e Comuni) avevano chiesto, ed ottenuto, il rinvio a seguito del mancato rispetto dell’impegno preso di «concertare il contenuto del provvedimento con i rappresentanti degli enti locali».


Dulcinea Bignami
Redazione Riviste Edagricole

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