Rinnovabili: un grosso passo indietro

La scelta di bloccare gli incentivi da fine maggio mette in seria crisi il settore.

Mentre nella gran parte dei Paesi avanzati si punta sulle fonti rinnovabili attraverso politiche energetiche adeguate e basate su precisi programmi di sviluppo, in Italia si sceglie di tornare indietro improvvisamente, con ripercussioni pesanti sul piano economico e dell’occupazione.

Il decreto. Qualche giorno fa, infatti, il Consiglio dei Ministri ha dato via libera al decreto legislativo sulle energie rinnovabili, che modifica una precedente legge, riducendo gli incentivi previsti per alcune fonti energetiche e rimandando ad un decreto successivo la fissazione di un nuovo sistema di aiuti.

Stop il 31 maggio. In particolare il testo stabilisce che le norme attualmente in vigore sugli incentivi per il fotovoltaico “si applicano alla produzione di energia elettrica da impianti solari fotovoltaici per i quali l’allacciamento alla rete elettrica abbia luogo entro il 31 maggio 2011”. Questo determina un improvviso cambio di rotta che getta nello sconforto soprattutto i produttori di energia proveniente da impianti solari, per i quali, con la precedente legge, era stato stabilito un regime di incentivi certi fino al dicembre 2013.

Blocco dei progetti. Vengono così bloccati tutti i progetti già in corso che non riusciranno ad arrivare a compimento entro i prossimi due mesi. La ridefinizione del sistema di incentivi, con il cambiamento in corsa del termine di scadenza (dalla fine del 2013 si anticipa al 31 maggio 2011), mette nei guai tutti coloro che hanno già investito nella realizzazione di questi impianti, ottenendo finanziamenti dalle banche grazie proprio alla copertura degli incentivi statali.

Settore a rischio tracollo. Il nuovo termine costringe i produttori a terminare i lavori di realizzazione entro due mesi: chi non ci riesce, in attesa del prossimo decreto che stabilisca le nuove regole, non avrà più diritto agli aiuti. Questa decisione ha già indotto le banche a bloccare una parte dei progetti previsti per il 2011. Così, un settore fino a ieri in crescita come quello delle energie rinnovabili, con un indotto che impiega ben 120mila persone, si trova oggi sull’orlo di una crisi profonda.

Un duro colpo alle rinnovabili. Il decreto ha pertanto scatenato un coro di polemiche e di critiche, soprattutto da parte di chi opera nel settore dell’energia fotovoltaica. La riduzione degli incentivi penalizza le imprese e la mancata fissazione di criteri certi per il futuro fa scappare gli investitori ed inibisce le banche.

Occupazione. Molte imprese rischiano di chiudere e si stima che già nei prossimi mesi ben 15.000 persone resteranno senza lavoro. Inoltre saranno fortemente penalizzati anche quei singoli cittadini che, nel caso del fotovoltaico, hanno deciso di montare impianti (140mila sui circa 180mila complessivi) sulle proprie abitazioni, diventando essi stessi produttori.

La protesta. Le associazioni degli operatori del settore, insieme ad alcune associazioni ambientaliste, hanno organizzato immediatamente la protesta, attraverso una raccolta di firme, incontri, manifestazioni ed una lettera al presidente della Repubblica.

Decreto incostituzionale. Il movimento ha annunciato di voler agire per chiedere l’incostituzionalità del decreto per diversi motivi, tra cui: la violazione del principio della “certezza del diritto” attraverso la ridefinizione in forma retroattiva del sistema di incentivi già stabilito; l’evidente mancato recepimento della direttiva europea che chiede agli stati membri iniziative di sviluppo e non di ridimensionamento delle energie rinnovabili.
Massimiliano Perna

Nessun commento: