Eco dalle città.it
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12/11/2012
Riscaldare le case e illuminare le strade utilizzando il calore del sottosuolo. È l'obiettivo del progetto pilota appena approvato dal Comune di Napoli, che partirà nella zona di Fuorigrotta in tempi brevi. Il progetto prevede di realizzare un impianto geotermico che permetterà di estrarre il calore (temperature fino a 150 gradi centigradi) da circa 500 metri di profondità. L'impianto sarà completato da un sistema di produzione di energia solare e da una centrale a biomasse, così da fornire anche energia elettrica oltre a quella termica. L'obiettivo, spiegano i tecnici del Comune, è quello di ridurre i consumi di metano e gasolio di circa il 70% rispetto ai livelli attuali.
L’operazione costerà in totale 22 milioni e mezzo di euro, per il 30% provenienti da finanziamenti dell'Unione europea e per la restante parte da privati. Oltre alle società appaltatrici, saranno coinvolti nel progetto diversi centri di ricerca universitari (Università Parthenope, Federico II, Osservatorio Vesuviano, INO-CNR), come richiesto dalla stessa Comunità europea.
Quanto alla sicurezza dell'intera operazione, il consigliere Antonio Luongo, promotore del progetto pilota, ha spiegato in una intervista a Napoli online che non ci sono rischi. «Parliamo di profondità minime, in più il fluido geotermico una volta utilizzato verrà reiniettato per evitare alterazioni dell’equilibrio termodinamico – osserva - Si tratta di una soluzione per il problema della produzione energetica con un modello di bassissimo impatto ambientale, costi minori e di grande impatto economico anche a livello occupazionale».
L’operazione costerà in totale 22 milioni e mezzo di euro, per il 30% provenienti da finanziamenti dell'Unione europea e per la restante parte da privati. Oltre alle società appaltatrici, saranno coinvolti nel progetto diversi centri di ricerca universitari (Università Parthenope, Federico II, Osservatorio Vesuviano, INO-CNR), come richiesto dalla stessa Comunità europea.
Quanto alla sicurezza dell'intera operazione, il consigliere Antonio Luongo, promotore del progetto pilota, ha spiegato in una intervista a Napoli online che non ci sono rischi. «Parliamo di profondità minime, in più il fluido geotermico una volta utilizzato verrà reiniettato per evitare alterazioni dell’equilibrio termodinamico – osserva - Si tratta di una soluzione per il problema della produzione energetica con un modello di bassissimo impatto ambientale, costi minori e di grande impatto economico anche a livello occupazionale».